Il Cristianesimo è una religione che esiste tutt’oggi e che si basa sulla salvezza dell’anima, sulla fratellanza, sulla resurrezione.
Nel 30 d. C. Gesù cominciò a diffondere il Cristianesimo e 3 anni dopo venne crocifisso da Ponzio Pilato, durante il regno di Tiberio.
Dopo la morte di Gesù il cristianesimo continuò a diffondersi tramite i viaggi dell’apostolo Paolo di Tarso, tra il 44 e il 64 d.C.
Inizialmente gli Ebrei videro in Gesù una figura politica, che li avrebbe potuti aiutare per combattere l’occupazione dei Romani, ma egli decise di diffondere il messaggio della salvezza solamente a livello spirituale e si sforzò di separare la sua predicazione dai precetti degli Ebrei.
Gesù dai cristiani viene considerato il Messia e non un comune profeta, bensì appunto il Figlio di Dio.
Infatti a partire dal 30 d.C. decise di diffondere il Cristianesimo, raccogliendo un gruppo di fedeli, chiamati apostoli cioè “inviati”.
Gli apostoli avevano il compito di diffondere la Buona Notizia (il Vangelo) in tutto il mondo.
Paolo di Tarso, uno dei principali apostoli, predicò soprattutto in città come Damasco, Tarso, Antiochia, ma anche in alcune città d’Asia minore e città europee, tra cui Roma dove nel 64 d.C., sotto l’imperatore Nerone, venne decapitato.
Grazie a questo apostolo, il Cristianesimo diventa una religione universale.
Il cristianesimo è una delle “Religioni del Libro”; il Libro contiene la parola di Dio; per i Cristiani è la Bibbia, che comprende l’Antico testamento, composto da 44 libri scritti prima della nascita di Gesù, ed il Nuovo Testamento, dove vi sono 4 Vangeli, gli Atti degli apostoli, le Lettere apostoliche e l’Apocalisse.
Inizialmente la Chiesa Cristiana era una comunità autonoma composta da gruppi di fedeli che pregavano insieme, guidati dai Presbiteri (gli anziani).
Successivamente la Chiesa Cristiana si diffuse e nacquero le Diocesi, sorvegliate da un Vescovo e per diventare Cristiani bisognava compiere il battesimo; i fedeli versavano dei tributi che servirono per pagare i Vescovi e scarcerare i prigionieri.
I Cristiani facevano parte di comunità diverse e questo rappresentava una minaccia per i Pagani (non credenti).
Lo scrittore Minucio Felice descrive i Cristiani come persone solitarie; essi diventarono il capro espiatorio a cui venivano attribuite le colpe di pubbliche calamità poiché, secondo i Pagani, attiravano l’ira degli Dei.
Anche gli imperatori condividevano il pensiero dei Pagani: Traiano disse, in risposta a Plinio il Giovane, che non bisognava cercarli, ma se venivano denunciati dovevano essere processati, a meno che non negassero di credere nel Cristianesimo.
Un altro imperatore che perseguitò la comunità cristiana fu Decio che creò le commissioni di controllo.
Si trattava di far sacrificare delle vittime ed onorare gli Dei Romani ai sospetti di Cristianesimo; chi decideva di rinnegare la sua fede (solo per paura delle conseguenze), riceveva un attestato, mentre chi continuava ad essere pubblicamente fedele a Cristo veniva processato e torturato prima di essere ucciso e le persone che morirono senza rinnegare la propria fede, vennero chiamate Martiri (“testimone”).
I Romani perseguitarono i Cristiani perché li vedevano come una minaccia: dato il cospicuo numero di fedeli, avrebbero potuto creare uno stato nello stato; i valori dei Cristiani (basati principalmente sulla fratellanza) si contrappongono a quelli dei Romani (basati sulla forza, sulla potenza e sulla ricchezza). Anche la società romana e quella cristiana sono opposte tra loro: i Romani venivano suddivisi in uomini liberi e schiavi, mentre i Cristiani parlano di fratellanza universale, essendo tutti gli uomini creati uguali da Dio.
Infine un’altra differenza tra queste due mondi è che i Cristiani, nonostante il periodo di crisi, riuscirono ad aiutare i bisognosi tramite l’elemosina e questo aumentò il numero dei fedeli.