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Il genere epico-cavalleresco: dai cantari a Pulci

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Il genere epico-cavalleresco fa parte della letteratura medievale. Esso è diviso in ciclo carolingio e ciclo bretone: il primo è caratterizzato dalle “Chansons de geste” ovvero testi riguardanti le gesta dei cavalieri, paladini del re Carlo Magno; il ciclo bretone invece tratta di temi amorosi.

Nel Quattrocento, dato che nel Trecento questi argomenti ottengono un grandioso successo grazie alla produzione popolare dei cantari, Luigi Pulci, un letterato marginale alla corte fiorentina di Lorenzo il Magnifico, mescola i personaggi ed i temi dei due cicli, ne inventa altri e crea un poema cavalleresco in chiave comica. Va ricordato che il termine “Cantari” deriva dai canterini, i giullari che cantano nelle piazze tali testi, scritti utilizzando il metro dell’ottava. Lo scopo di Pulci è quello di far divertire il pubblico attraverso l’esagerazione, utilizzando immagini iperboliche, che abbondano nella sua opera più famosa, “Il Morgante”, la cui trama è piuttosto complessa e poco coerente, sviluppandosi in più filoni. Uno di questi vede protagonista Orlando che riesce a far convertire due giganti pagani, Morgante e Margutte.

Il genere del poema cavalleresco giungerà a Ferrara e verrà ripreso da Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto.


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