Questo sonetto, scritto da Petrarca, è uno dei 366 componimenti della famosa opera “Il Canzoniere”.
Il poeta è costantemente turbato a causa dell’amore mondano che prova per una donna che non lo ricambia: Laura. Egli ha quindi paura di essere giudicato dalle persone che lo circondano, poiché l’amore che prova per lei è evidente e non lo riesce a nascondere. Petrarca è affranto anche perché sa che, dato che questo amore è considerato vano, nessuno sarebbe disposto a comprendere le sue emozioni.
Allora egli decide di trovare un luogo solitario per rintanarsi: vaga così nei campi abbandonati, stando attento di allontanarsi dalle orme umane, visibili sul terreno.
Arriva, poi, in un luogo circondato dalla natura ed egli si sente a suo agio in quel luogo poiché pensa che solo la natura riesca a capire i suoi stati d’animo e possa, magari, confortarlo.
Questo luogo, anche se importante per il poeta, non viene descritto, bensì viene solo accennato un elenco degli elementi naturali che lo circondano, forse perché non è così importante descrivere il luogo, ma è importante, invece, parlare del rapporto con l’ambiente circostante.
Il sonetto termina con la presenza dell’amore personificato: Petrarca afferma che anche nel luogo più solitario, Amore è sempre vicino a lui.
Nonostante il contenuto sia frammentato, la forma è equilibrata e armoniosa, come avviene per tutti i componimenti dell’opera: questo aspetto mette in evidenza il dissidio interiore, lo stato d’animo del poeta.
Infatti questo amore, anche se considerato inutile da provare, genera nell’autore un malessere che dura, stando a quanto dice lui, per tutta la vita e influisce nel suo poetare.